Mi chiedo

Ho gli occhi fissi sul libro, ma non vedo che segni e ghirigori e macchie nere, e non mi impegno a svolgere l’intricata matassa e trovare parole. Leggiamo la stessa solfa da un’ora: a volte cambia il lettore, ma non la cantilenante nenia, che nulla ha di poetico e troppo di soporifero. Si fa per dire che leggiamo: c’è chi, come me, decide di fissare le pagine e perdersi nei vuoti tra le frasi, o nell’immagine di una molecola di CO2, o ancora negli intagli sul banco. E’ dolce questo vuoto, questo sentirsi soli, mentre le voci si inseguono e tu non presti loro attenzione perché sono solo rumore. E il rumore non è suono. C’è chi non si sforza nel mascherare la noia: penne volanti, risate sommesse, facce che sprofondano tra le braccia, rigorosamente conserte, sul banco. Questa calma rumorosa viene interrotta da una spiegazione, un piccolo appunto sulla frase del libro che non è troppo chiara, un colpo sulla cattedra. A volte ascolto quello che ha da dire; poco, in realtà, c’è il libro che parla al suo posto. Ogni tanto si interrompe per sgridare, o guardare fuori dalla finestra e commentare qualcosa che le cattura l’attenzione. Oggi deve finire il capitolo, perché vuole andare avanti col programma. Così magari ha la coscienza pulita.

Farei più domande, se si sforzasse in una risposta, se solo le si illuminassero gli occhi. Io li ho già spenti, riposo la mente per quando dovrò rileggermi quelle pagine attentamente, a casa, nella mia stanza, a cercare di mettere passione là dove c’è monotonia. Vorrei che chiudesse il libro, e fosse il nostro libro; vorrei che la smettesse di gironzolare per la classe come una gallina nell’aia, a becchettare qua e là; vorrei che distogliesse lo sguardo da quella finestra e che non bevesse continuamente da quella bottiglia d’acqua e che non si sistemasse sempre i capelli e che non compilasse il registro mentre leggiamo. Vorrei che fosse una sola, e invece sono tante. E che non si chiamasse insegnante.

Mi chiedo, e non so cosa. Forse cosa significhi scuola.

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Una risposta a Mi chiedo

  1. agenda19892010 ha detto:

    il maestro chiede all’allievo 2+2=, l’allievo frastornato cade nel panico (possibile che il maestro non sappia quanto fa 2+2 ? ) perché me lo chiede? ☺ un abbraccio è tutto ok.

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